Moto Club Andrea Martinelli ASD

Molini di Triora 15/05/2016

Torino, Carmagnola, Marene in autostrada, poi Carrù, Niella Tanaro, Pamparato, Garessio 2000, sosta caffè, Ormea, Nava, Pieve di Teco, Montaldo Ligure (Valle Argentina) Triora, Molini di Triora. Ristorante.

Questo il percorso della gita di domenica scorsa. Come sempre poca autostrada, e attraverso la campagna piemontese si percorre un primo tratto di strada che da San Michele Mondovì, percorrendo la Val Casotto, ci conduce a Garessio 2000.

Devo dire che questa strada, percorsa molte volte per andare a trovare un amico a Pamparato (e anche per comperare i famosi biscotti e il delizioso formaggio) la ricordavo con piacere per le curve che parevano disegnate appositamente per i motociclisti e con un manto stradale perfetto.

Le aspettative non sono state tradite, e al termine di questo tratto di strada la sorpresa di trovarsi di fronte ad un piatto (ma anche due in qualche circostanza) di torta casalinga ci ha fatto ancor più apprezzare questo percorso e questa sosta.

Si riprende la marcia a malincuore, ma dobbiamo ancora percorrere molta strada per giungere a destinazione.

Dimenticavo di dire che alla gita hanno partecipato ben trentacinque motociclette, di ogni marca e tipo, che hanno seguito con ordine il gruppo senza alcun problema.

Dopo Pieve di Teco inizia un tratto di strada molto caratteristico, attraverso boschi fittissimi di vegetazione a macchia dell’Appennino Ligure, strade molto tortuose che conducono chissà dove.

Spesso ci domandiamo chi sarà stato l’ideatore di questi percorsi, che conducono in luoghi quasi inospitali, con piccolissime borgate arroccate sulla montagna e oggi quasi disabitate.

E a pochi chilometri dai grossi centri la Valle Argentina ci riserva uno spettacolo di inconsueta bellezza, a cavallo fra gli Appennini e il mare sottostante.

Triora, che la leggenda narra di streghe arse vive dopo aver subito un processo per stregoneria, colpevoli di aver causato pestilenze, uccisione di bestiame e addirittura di cannibalismo. Tutto vero, perché negli archivi genovesi gli atti di questi processi sono ancora custoditi.

E questo piccolo comune ancora oggi ricorda questi episodi, esponendo la statua di una strega nella piazza del centro del paese, che nel 1944 venne dato alle fiamme dall’esercito tedesco in fuga, raso al suolo e pazientemente ricostruito dai suoi pochi abitanti, che nel giro di cento anni sono passati da millecinquecento a poco più di trecento.

Vorrei tralasciare la parte conclusiva del viaggio.

Ovviamente a tavola. E che tavola.

Menù del motociclista, “leggero”, “veloce”, “dietetico”, che alcuni vorrebbero ripetere se non fosse che Molini di Triora non è proprio dietro l’angolo.